Il piede geriatrico
L’invecchiamento e la salute del piede
Dal 1900 i progressi della salute sono stati notevoli, cosicché la percentuale delle persone della terza età è aumentata significativamente rispetto al totale della popolazione. In Italia, secondo l’ultimo censimento, gli ultra sessantacinquenni sono ben 11 milioni, pari al 18,7% dell’intera popolazione. Se le persone della terza età desiderano, come poi fanno, vivere in modo attivo, partecipe ed utile, hanno necessità di muoversi agevolmente, perché il movimento autosufficiente è una componente fondamentale per ogni attività personale e sociale.
Secondo l’Ufficio Statistico delle Nazioni Unite, le affezioni agli arti inferiori sono la causa principale della limitazione del movimento negli anziani. Come se non bastasse, ne possono anche derivare problemi alle anche, alle ginocchia, al sacro, compromettendone la funzionalità. Un quarto del totale delle persone che richiedono assistenza sono soggetti che non riescono più a camminare, o possono farlo solo con l’aiuto di terzi.
L’assistenza podologica
Il piede è stato definito in molti modi, ed anche “specchio della salute”. I podologi, attraverso una semplice visita sono spesso i primi che possono riconoscere malattie sistemiche come diabete, artrite o vasculopatie. Alcuni tra i segni più comuni sono: pelle secca, deformità ungueali, bruciore, sensibilità al freddo, torpore. È buona norma sottoporsi a visita podologica anche in caso di uno solo fra questi sintomi.
Il piede nasce sano e bello. Nel tempo, per processi naturali, cambia morfologia e consistenza. Ma fin da giovani anche le cattive abitudini, la moda, gli stili di vita costituiscono una sorta di cambiale in scadenza nell’età più avanzata.
Si pensi ai tacchi vertiginosamente alti, spesso accompagnati da punte lunghe e strettissime.
È bene quindi prestare attenzione ad ogni età, in quanto la prevenzione gioca sempre un ruolo fondamentale.
Esistono circa 300 patologie che affliggono comunemente il piede. La maggior parte di esse ha un’incidenza più netta nella terza età, quasi a dimostrare un effetto cumulativo. Se prese in tempo, possono regredire, spesso senza complicanze. Sono molteplici, infatti, le esperienze maturate dai podologi su casi di pazienti che, curati tempestivamente hanno riacquistato serenità e benessere.
Ma perché l’anziano è più esposto? Diminuisce la percentuale di grasso sulla pianta del piede e la capacità di ammortizzamento, a fronte di un aumento fisiologico del peso. I legamenti si fanno più lassi, i muscoli meno efficienti e la funzionalità generale può risultare compromessa. Dita a martello, alluce valgo, processi degenerativi sono un altro segnale comune, molto facile da verificare.
Prevenire per camminare bene e vivere meglio
La qualità della vita si può misurare in base a svariati coefficienti: il più importante, però, è quello di conservare l’autosufficienza e quindi la capacità di camminare bene. L’obiettivo dei podologi è anche quello di sensibilizzare gli anziani, indicando loro le regole per una corretta cura quotidiana ed uno stile di vita adeguato. Esiste un’ampia documentazione a testimonianza dei risultati ottenuti dalla podologia. Si deve anche tener presente che un paziente ricoverato comporta costi per la collettività molto più elevati che non l’assistenza ambulatoriale o domiciliare. Ciò risulta particolarmente evidente nel caso di anziani diabetici: l’OMS ha calcolato che il 20% degli ultra settantenni della popolazione mondiale è affetto dalla patologia. Una strategia preventiva basata sull’educazione dei pazienti e dello staff medico – podologico, un approccio multidisciplinare, nonché uno stretto monitoraggio dei soggetti a rischio può, ridurre le amputazioni del 60-70%. D’altra parte il protocollo d’intesa sottoscritto dalla Società Italiana di Gerontologia e Geriatria e l’AIP prevede un approccio multidisciplinare e una stretta collaborazione non solo per la cura del piede dell’anziano, ma anche per la prevenzione.